Luna Blog

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mercoledì 23 dicembre 2015

PUBBLICATO IL NUMERO DI DICEMBRE 2015


TERZA PAGINA - PARIGI SANGUINA



Di Daniele Fratti

Parigi sanguina,
colpita per la seconda volta nell’arco di 12 mesi in punti simbolici della propria identità: la musica, i ristoranti, la stampa, la libertà di pensiero e di azione.
Sono state scritte migliaia di pagine su cause ed effetti di un evento che ha sconvolto il cuore dell’Europa e c’è stata una forte mobilitazione del popolo "web", che attraverso immagini e messaggi ha espresso solidarietà ai francesi per il grave lutto subito. Certamente è molto importante un sentimento di vicinanza, ma può bastare?
Ciò che è accaduto è un dramma che non soltanto riguarda il movimento terrorista IS (Islamic State), ma dovrebbe far ripensare alla politica di approccio all’immigrazione che gli stati dell’Europa hanno adottato negli ultimi 40 anni. E questo perché a colpire, nella maggioranza degli attacchi subiti negli ultimi 15 anni in Europa, sono stati cittadini europei.
Il nemico è tra noi, perso tra le pieghe di una parte di società nascosta sia ai servizi di intelligence che ai cittadini più prossimi e soltanto in apparenza riconducibile all'emarginazione.
Le politiche di integrazione hanno mostrato evidenti limiti e la società europea dovrà necessariamente interrogarsi sul perché; e potrebbe iniziare domandandosi se una problematica del genere non possa dipendere dalla mancanza di un’identità chiara dei paesi accoglienti.
Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, l’Occidente si è aggregato sull’unico valore forte sviluppatosi: il potere economico. Come riportato anche da Papa Francesco nell'enciclica "Evangelii Gaudium" la colpa dell'economia contemporanea è stata quella di creare un sistema fortemente escludente, incapace di generare un miglioramento diffuso delle condizioni di vita delle popolazioni, a favore dell'arricchimento di una fascia ristretta di persone. Senza volersi addentrare in teorie economiche ed escludendo categoricamente qualsiasi astrusa giustificazione ad atti di violenza di qualunque natura, le autorità europee dovrebbero riflettere su come agire in tal senso. Per fare ciò occorre necessariamente una visione culturale e sociale che sappia riconoscere un passato ed una storia comune, per definire le linee guida della politica futura.
L’assenza di un’identità, in primis culturale, rende impossibile il confronto e quindi il rapporto, base necessaria per l’integrazione.
Non si tratta di un tema limitato alle stanze del potere, anzi..
Se ognuno di noi si chiedesse qual è la propria identità culturale e sociale saprebbe cosa rispondere?




CIAO DIRETTORE


6 dicembre 2015: Giuseppe Cervetto in una serena foto di famiglia,
l'ultima prima che ci lasciasse.


Alla chiusura di questo numero apprendiamo dell'improvvisa morte del nostro direttore, Giuseppe Cervetto, deceduto il 6 dicembre, alla soglia dei 92 anni. Il destino ha voluto che ci lasciasse poco dopo aver festeggiato con la propria famiglia il 62° anniversario di matrimonio.
Era il 1993 quando si rese disponibile a ricoprire il ruolo di direttore responsabile del giornale da poco fondato a Palagano: la LUNA nel pozzo. Tanto tempo è passato e la squadra "della LUNA" è cambiata, tanto che solo uno di noi ha conosciuto personalmente Giuseppe ed ha mantenuto i contatti per la realizzazione dei numeri. Per il resto della redazione era e resterà un personaggio autorevole, circondato da un'aura di mistero.
Uomo di cultura, mite, gentile, rispettoso, preciso. Le sue correzioni delle bozze del giornale erano assolutamente insuperabili: inutile leggere e rileggere gli articoli, cercare e correggere gli errori; Giuseppe riusciva sempre a trovare qualcosa che non andava e, dopo interminabili telefonate, il risultato era un giornale vicino alla perfezione, almeno dal punto di vista formale.
Sui contenuti si è sempre dimostrato rispettoso delle opinioni altrui e fiducioso del lavoro dei "suoi giornalisti". Non ha mai imposto il suo pensiero, ma sempre chiesto chiarimenti.
Ci mancheranno le telefonate, sempre più faticose con l'avanzare degli anni; si percepiva una certa stanchezza a fronte di lucidità, intelligenza e spirito critico mai scalfiti.
Rimane la tristezza e un po' il senso di colpa per non essere riusciti ad organizzare quell'incontro, sempre rimandato, con la redazione al completo per poterci finalmente conoscere tutti.
Grazie Giuseppe per il tuo impegno e il paziente sostegno a una squadra di "giornalisti" improvvisati.
Grazie per il dizionario della lingua italiana che ci hai regalato (già dall'inizio ne avevi capito il bisogno...).
Ci piace riproporre l'unico articolo che hai scritto sul nostro giornale in occasione del ventennale di fondazione.
Un caro saluto a tua moglie Ileana e alla tua famiglia. Ciao direttore.

La tua redazione







CIAO DON CARLO, BENVENUTO DON TOMEK


Nominato parroco di Palagano e Boccassuolo nel 2010 e divenuto parroco di tutte le parrocchie dell'Unità Pastorale di Palagano dopo poco più di 5 anni don Carlo Bertacchini lascia il nostro comune alla volta della parrocchia di S. Paolo a Modena.
Nuovo parroco delle parrocchie palaganesi è stato nominato don Tomek Franczak, di origine polacca, trasferito dalla parrocchia di S. Felice sul Panaro.
Pubblichiamo l'omelia che don Carlo ha tenuto il 25 ottobre in chiesa a Palagano con la quale ha inteso salutare e ringraziare tutti i parrocchiani. Sono parole che esprimono il suo pensiero in questo momento delicato di passaggio e che don Carlo desidera possano giungere anche a tutti quelli che non erano presenti per il suo saluto. Pubblichiamo anche la lettera letta da Bruna Marasti sempre in occasione della messa del 25 ottobre e un'intervista a don Tomek.

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CASA PAPA GIOVANNI - "C'ERA UNA VOLTA..."



Di Andrea Fratti

Ancora una volta, ci muoviamo nella sfera del condizionale, con l’onestà di aver chiesto chiarimenti, di averli cortesemente ottenuti e di averli riproposti senza giudizi di valore di sorta. La certezza, per ora, è una sola: "C’era una volta una zona abbandonata e,fino a prova contraria, c’è ancora".


C’era una volta una zona di Palagano un tempo animata da tante attività e da fervente vitalità, poi tristemente abbandonata e destinata, piano piano, allo sfacelo.

C’era una volta una zona dal glorioso passato, ma ormai divenuta un grattacapo, a seguito di decenni trascorsi tra cessioni, acquisti, sogni, incubi e cattive gestioni.

C’era una volta un bando vinto, tanti soldi ottenuti ed un progetto per costruire una struttura nuova di zecca, nella speranza di incominciare a rilanciare la zona.

C’era una volta una ditta che doveva compiere i lavori, che li ha pure iniziati, ma della quale poi si sono perse le tracce (a Palagano ovviamente).

C’erano una volta tante chiacchiere in paese, tante versioni differenti, un po’ di polemiche, alcune lamentele e qualche lettera anonima (troppo ignorante ed imprecisa per essere commentata).

Come vedete, di "C’era una volta" ce ne possono essere parecchi: molteplici incipit per una storia che, in ogni caso, lascia una sensazione malinconica, con un pizzico d’amarezza.

Ovviamente stiamo parlando della situazione di "Casa Papa Giovanni XXIII", subito sopra il centro di Palagano, e dell’ormai famigerata palestra che qui dovrebbe sorgere. Sì, usiamo tutti i condizionali del caso, visto che, al momento, non si può proprio fare altrimenti.

Nel piazzale dove dovrebbe esserci la nuova struttura, infatti, c’è una distesa di cemento, una rete metallica a sigillare il cantiere e la solita aria d’abbandono. Di operai e di macchinari nemmeno l’ombra da parecchi mesi, con la data di inaugurazione che slitta in avanti, verso un futuro piuttosto vago. Un "Caso Palestra" tanto poco chiaro, da giungere fino alle orecchie dell’Assemblea legislativa regionale, nella quale, poco tempo fa, i consiglieri Stefano Bargi e Marco Pettazzoni hanno presentato un’interrogazione al riguardo. Insomma, tutti vogliono capire: cosa sia successo e che cosa stia capitando ora.

Per fare chiarezza, siamo andati direttamente dal sindaco Fabio Braglia, che ha ricostruito una sintesi cronologica della questione: "Allora, siamo circa a fine 2013 ed il Comune di Palagano partecipa al bando ‘6000 Campanili’, ottenendo un importante finanziamento (1 milione di euro), per la realizzazione di una palestra. Ci atteniamo alle normative per istituire la gara d’appalto (curata da un ufficio apposito del Comune di Formigine), alla quale partecipano 3 ditte. La gara se l’aggiudica la Pi.Ca Holding srl, grazie ad un progetto che vince, in base ai criteri del bando: sia dal lato economico, sia da quello relativo agli interventi migliorativi.

Il Comune non ha ovviamente potere decisionale al riguardo, visto che il bando era stabilito su tali aspetti ed era stato svolto in modo regolare.

Il cantiere parte (3 ottobre 2014) secondo quanto stabilito dal Ministero: l’unico vincolo ministeriale esistente riguardava, infatti, proprio l’inizio dei lavori, non il loro termine.

A questo punto, la ditta ha un primo ritardo rispetto a quanto previsto, perché nel frattempo ha presentato delle offerte migliorative (delle varianti), come previsto dal codice degli appalti. Il responsabile tecnico (che appartiene ad uno studio apposito esterno al nostro Comune) deve prendere necessariamente in esame tali proposte e, alla fine, arriva alla loro approvazione.

A questo punto, partono i lavori e vengono fatte le fondamenta. Poi tutto si blocca: la Pi.Ca. trova difficoltà nel reperire aziende che forniscano le parti in legno per costruire la struttura. Tutta questa situazione è ampiamente documentata da e-mail protocollate, tra il direttore dei lavori e la ditta.

Visto che il cantiere rimane fermo troppo tempo e soprattutto nei mesi estivi, che sono quelli dove si dovrebbe concludere maggiormente nelle nostre zone, il direttore dei lavori manda un ordine di servizio alla ditta, chiedendole di terminare i lavori secondo contratto. Intanto, però, viene proposta una seconda variante, che questa volta non viene accolta.

È a questo punto che giunge al nostro Comune una nota dalla Prefettura, che ci avvisa che alla ditta è stata negata la White List. Abbiamo, quindi, avviato tutte le procedure, come prevede in questi casi la normativa vigente e siamo, al momento, in attesa che questo iter burocratico porti a qualcosa". Come andrà a finire? "Non lo sappiamo e non dipende da noi. Speriamo si risolvano in fretta le questioni burocratiche, che non spettano, però, al Comune di Palagano. A noi non interessa chi sarà l’azienda che farà i lavori: l’importante è che vengano conclusi e che rispettino tutti i progetti. Il Comune ha lavorato nel pieno rispetto delle normative e, quindi, siamo sereni: attendiamo che le questioni burocratiche e legali vengano risolte dagli organi competenti".

A livello economico, la situazione pare essere chiara: "Il Comune si era preventivamente assicurato di procedere per step con i pagamenti: quindi è stato pagato quanto è stato fatto e basta. A parte un anticipo previsto per legge, con le quali sono state pagate le varie ditte che hanno lavorato. Non c’è una perdita di soldi. Non abbiamo nemmeno un termine stabilito per finire i lavori e, quindi, non rischiamo di perdere il finanziamento che ci spetta: attendiamo solo di sapere chi proseguirà il cantiere".

Sui tempi, invece, è notte fonda: "Proprio non ne ho idea: speriamo il più in fretta possibile: attendiamo novità a breve".

Nessuno, dunque, si può ancora sbilanciare e, forse, già quando quest’articolo uscirà, gli scenari potrebbero essere nuovamente cambiati. La Pi.Ca potrebbe ottenere il via libera per riprendere i lavori o, più probabilmente, potrebbe esserci una revoca e, in tal caso, l’appalto andrebbe di diritto alla ditta seconda classificata alla gara (Piacentini Costruzioni), sempre che questa accetti l’incarico. Ancora una volta, ci muoviamo nella sfera del condizionale, con l’onestà di aver chiesto chiarimenti, di averli cortesemente ottenuti e di averli riproposti senza giudizi di valore di sorta. La certezza, per ora, è una sola: "C’era una volta una zona abbandonata e, fino a prova contraria, c’è ancora".





RIFLESSIONI DI FINE MANDATO



In primavera 2016 saremo chiamati alle urne per eleggere una nuova amministrazione comunale. Ormai vicini al termine del mandato elettorale abbiamo chiesto ai gruppi di maggioranza e minoranza una riflessione riguardo l'esperienza amministrativa svolta. Ci ha risposto Fabio Braglia, sindaco del comune Palagano; il gruppo di minoranza ha preferito non aderire all'invito.



Fabio Braglia (sindaco del comune di Palagano)

L’amministrazione comunale di Palagano ha recentemente organizzato due incontri informativi, con l’intento di aggiornare la cittadinanza riguardo a ciò che è stato fatto in questi anni e a ciò che sarà prossimamente realizzato. Ringrazio la redazione de "la Luna" per questa ulteriore possibilità che ci permette di raggiungere i nostri concittadini, così da fornir loro dati corretti e smentire anche qualche chiacchiericcio sbagliato.

Primo dato: abbiamo proceduto alla copertura totale del disavanzo che trovammo appena insediati: un milione di euro che furono messi a bilancio come entrate presunte di ici, mai accertate e spese nei vari capitoli. Fin da subito ci siamo attivati per recuperare somme da chi (o perché male informato, o ignaro, o...) non pagava o pagava molto meno rispetto a quanto avrebbe dovuto.

Un lavoro lungo e complesso, ma, che ha permesso di recuperare quasi metà della cifra e di aggiornare e sistemare la banca dati del comune. Il restante del disavanzo è stato coperto in parte con risparmi ed avanzi di gestione dell'ente per le annualità 2013 e 2014 (120.000 euro)  e in parte con la vendita di diritti di taglio su patrimonio boschivo dell'ente (360.000 euro). Tengo a sottolineare per primo questo dato di recupero, perché sono state una scelta ed un percorso molto difficile e di grossissima responsabilità; esisteva la seria possibilità di fare commissariare l'ente e dover dichiarare il dissesto, ma abbiamo ritenuto che se davvero volevamo bene al comune e a chi ci abitava, noi compresi, non potevamo permettere che accadesse e così ci siamo assunti le responsabilità del lavoro di altri e abbiamo fatto quello che ritenevamo giusto fare: rimboccarci le maniche.

L'avere sulle spalle questo disavanzo  e i numerosi tagli, sempre più grossi negli anni, da parte dello Stato, ha fatto sì che l'ente dovesse ricorrere all'anticipazione di cassa da parte del tesoriere, tenendo "ingessato" il comune. Questo però non ci ha fermati: con tanto impegno e buona volontà presentando progetti su progetti, domande su domande, siamo riusciti a trovare fondi extra che ci hanno permesso non solo di amministrare l'ordinario e continuare ad erogare i servizi ma anche di far fronte alle diverse emergenze che ogni anno non sono mancate e di fare interventi importanti su strutture, strade ed arredo urbano.

Infatti, in 5 anni abbiamo sistemato frane, riaperto strade, fatto drenaggi per più di 2 milioni di euro; abbiamo realizzato il metanodotto a Monchio fino alla zona artigianale (ora in esecuzione), per 750.000 euro; sono stati trovati fondi per la realizzazione del Ponte del Mogno (800.000 euro), affidato alla provincia di Modena e da realizzarsi entro l'estate; è stata attivata l'ambulanza d'area con sede a Palagano, con infermiere professionale a bordo ed autista 118 ; è stata sistemata ed arredata la sede 118 (40.000 euro); è stata sistemata ed arredata la palazzina ostello di Palagano (60.000 euro); ottenuto un contributo di 1 milione di euro per la realizzazione della palestra (pronta per la prossima estate); è stato realizzato l'adeguamento sismico nella scuola di Monchio (60.000 euro); abbiamo realizzato l'impianto fotovoltaico ad autoconsumo per le scuole di Palagano (45.000 euro). Tutto questo senza che i cittadini ed il comune abbiano dovuto spendere un euro.

Poi ci sono stati i progetti misti a compartecipazione dove abbiamo ottenuto contributi  in percentuale e il mancante è stato coperto con fondi propri dell'ente e con mutui: il progetto percorso miniere a Toggiano (contributo di 45.000 euro  e 14.000 euro a carico dell'ente); è stata realizzata la costruzione della struttura antisismica in legno nel parco comunale (contributo di 88.352,08 euro e 155.000 euro a carico dell'ente); è stata realizzata la pavimentazione delle scuole elementari e medie (contributo di 50.000 euro e 18.000 a carico dell'ente); sono stati installati i serramenti di tutto il polo scolastico di Palagano ed il secondo impianto fotovoltaico (contributo di 60.000 euro per il risparmio energetico e 155.000 euro a carico dell'ente).

Abbiamo, in 5 anni, speso quasi un milione di euro in manutenzione strade ed asfalti. E' stato rinnovato il parco macchine del comune (acquistati due scuolabus, un camioncino  ed un trattore, noleggiate due macchine, rottamati due camioncini, due pullmini, un veicolo 4x4, quattro macchine,venduta una terna e un trattore vecchio) con un risparmio su spese e manutenzioni di più del 60%.

Abbiamo installato il Wi-Fi gratuito nelle piazze di tutto il comune, costituita ed organizzata la nuova biblioteca comunale, imbiancate le scuole, ristrutturata la palestra scolastica, ripristinata la stazione ecologica e implementato il servizio con operatore; abbiamo cofinanziato, tramite contributo fondazione Cassa di risparmio di Modena di 100.000 euro, l'acquisto di due ambulanze per l'AVAP, istituito il percorso dei "sentieri della memoria" dedicati alla strage con apposita cartellonistica e cartine nonché supporto internet e gps.

Abbiamo sostenuto l'istituto superiore di Palagano "Liceo Paritario Maria Immacolata", sia con fondi che con supporto tecnico, e trovate le risorse tramite Miur, Provincia e Regione per avviare il percorso di statalizzazione.

Nonostante la crisi, il disavanzo, i tagli, credo che ci siamo fatti valere ed abbiamo portato grossi risultati.

Molte critiche sono arrivate sul progetto di raccolta differenziata che, nonostante gli aumenti avuti in generale sulla tassa rifiuti, ha fatto comunque risparmiare risorse ai cittadini e portato il nostro comune ad un buon livello; per questa ragione, viste le nuove normative che prevedono nei prossimi anni di dover incrementare pesantemente la raccolta differenziata, noi saremo più avvantaggiati. In cantiere abbiamo diversi progetti che stanno prendendo forma e già da inizio 2016 partiranno: struttura per anziani,teleriscaldamento, ripristino buca di Susano, progetto agricoltura. Sicuramente ho tralasciato molte cose ma ho preferito sottolineare le principali.

Ne approfitto per mandare a tutti un caro saluto ed un augurio speciale di buone feste  a nome di tutta l'amministrazione e dei dipendenti del comune di Palagano, con l'auspicio che il nuovo anno voglia essere per tutti il terreno di prova per lasciare da parte rabbia e rancori e tirare fuori entusiasmo e partecipazione, per costruire un pezzettino di mondo migliore, almeno a casa nostra...

Buon Natale e felice anno nuovo,



IL COMITATO ARAVECCHIA E LA FESTA DEI MATTI



Di Paola Bertelli

Il Comitato Contrada Aravecchia comincia la sua attività nell’agosto 1991 dalla volontà di circa una trentina di persone di riprendere ad organizzare una vecchia festa estiva, la "Festa dei Matti", nata nel 1969 nei boschi dei Pianacci. Il nome della sagra si ispira al poemetto di Don Gaetano Nizzi, nel quale il sacerdote canzona goliardicamente gli abitanti di Palagano, definendoli "matti" per la loro voglia di scherzare, divertirsi, fare baldoria.
Quest’anno la festa è arrivata alla 25a edizione, con grande successo in termini di partecipazione: durante i quattro giorni della manifestazione sono state stimate circa 20.000 presenze.
Nel corso degli anni la festa si è ingrandita in termini di animazioni, di proposte e di pubblico, tanto da passare dal centro abitato del nucleo di "Aravecchia" (da qui il nome dell’associazione) all’area del parco comunale di Palagano.
La manifestazione paesana si svolge nell’arco di quattro giorni - in genere dal 12 al 15 agosto di ogni anno - ed è dedicata ad un pubblico vario: bambini, giovani, famiglie e persone anziane. Vengono proposte animazioni, spettacoli e musica, anche popolare: il "Canto del maggio", ad esempio, è un’antica tradizione molto apprezzata dagli anziani del nostro territorio.
Di notevole importanza il progetto dedicato ai bambini, che viene proposto ormai da nove anni, denominato "Una pazza isola per piccoli matti!" collocata nella piazza del Municipio dove il Comitato ha allestito uno spazio nel quale i bambini possono giocare e sbizzarrirsi con attività diurne, spettacoli pre-serali e serali, una girandola di iniziative a cura di animatori ed educatori specializzati, che si occupano dei più piccoli, alternando momenti di puro svago a piccole riflessioni; allegre passeggiate nel verde e gustose merende. Alla sera, come per "i grandi", uno speciale teatro ha ospitato veri e propri spettacoli: la scuola di ballo, le marionette musicali, la magia delle ombre e le fiabe animate!
La manifestazione, organizzata in collaborazione con l’Amministrazione comunale, con tutti gli esercenti, con i commercianti del Comune e con ditte della provincia di Modena, Reggio Emilia, Bologna e Milano, è ad accesso completamente gratuito e si rivolge ad un pubblico vasto, residenti e turisti, con la possibilità per una famiglia di trascorrere una giornata all’aria aperta, all’interno di un parco, con musica, divertimento, animazione e la possibilità di degustare prodotti tipici: ciacci, polenta con cinghiale, tortelloni di ricotta, gnocco fritto, tigelle e la torta di riso e patate, specialità gastronomica ricavata da un’antica ricetta tradizionale del nostro Appennino.
La "Torta di Riso e Patate", che è stata tramandata di generazione in generazione, infatti, è un piatto che già a partire dagli anni '30/'40 si trovava sulle tavole dei nostri nonni. Veniva preparata con ingredienti "poveri", quali patate, formaggio stagionato, panna, latte, riso. Quando non c’era quest’ultimo cereale, "un po’ più caro", veniva sostituito con il farro. Tutto l’impasto veniva cotto direttamente sulle braci dei camini e rappresentava l’alimentazione completa della domenica. Gli amanti di questo piatto lo possono trovare tutto l’anno presso i due Forni di Palagano. Gli ingredienti attuali sono: patate, riso, latte, panna, parmigiano reggiano stagionato, lardo, aglio, rosmarino, pepe e sale. Il "riso" della torta di patate di Palagano è la variante rispetto alla torta che si è soliti trovare in Appennino nella quale questo ingrediente non viene utilizzato.
L’attività del Comitato Contrada Aravecchia, oltre a quella estiva della "Festa dei Matti", considerata principale per l’entità ed il tempo che impiega l’ organizzazione , continua anche nel corso dell’anno con la partecipazione ai vari eventi che si svolgono sul territorio comunale, come ad esempio la "Sagra del Ciaccio", che si tiene a fine giugno e i "Mercatini natalizi" a dicembre.
Nel corso degli anni, grazie al ricavato delle varie feste, il Comitato Contrada Aravecchia, essendo un’associazione senza scopo di lucro, ha investito fondi nell’acquisto diretto di varie attrezzature: gazebi estensibili in PVC chiusi lateralmente, pagode aperte sui quattro lati, box in acciaio zincato, tavoli e panche, attrezzatura da cucina.
Tutto ciò viene utilizzato, nel corso dell’anno anche da altre associazioni del territorio: Polisportiva di Palagano, Savoniero e Boccassuolo, Parrocchia di Palagano, AVIS e AVAP, Pro Loco e Maestri Ciacciai di Palagano.
L’Associazione ha partecipato direttamente anche al miglioramento del parco comunale: acquisto del gioco "Palestrina Multipla", copertura delle gradinate in legno, costruzione, insieme al Comune, di una struttura in legno adibita a bar e magazzino, pavimentazione della pista di pattinaggio, pannelli in legno per il palco, costruzione delle piattaforme in cemento per lo stand della pesca e per la collocazione del box da adibire a cucina (insieme al comune), costruzione e sistemazione della cunetta principale tra il vialetto del parco, la pista di pattinaggio e la scarpata dietro al bar, costruzione di una fontana pubblica in sasso, in memoria di un socio dell’associazione: Bruno Marasti.
Tra le finalità del Comitato, rientra l’attività scolastica dei bambini e ragazzi del territorio, pertanto, l’associazione ha acquistato direttamente, nei vari anni, materiale didattico e attrezzature necessarie al buon funzionamento delle seguenti scuole: Scuola dell’infanzia di Palagano (gioco-casetta da interno ed esterno e materiale didattico), Scuola Primaria di Palagano (materiale didattico e per il tempo libero), Scuola Secondaria di 1° grado Palagano (materiale per l’aula informatica e iniziativa "Da Fossoli a Mathausen"), Scuola Secondaria di 2° grado di Palagano – Liceo linguistico-pedagogico (attrezzatura per campetto e palestra).
Infine, dal 2001 al 2004, il Comitato Contrada Aravecchia ha partecipato, per conto dell’amministrazione comunale, alle varie edizioni di "Asso di gusto" a Modena, per la promozione e valorizzazione del proprio territorio dal punto di vista turistico e gastronomico (con la torta di riso e patate).
L’associazione si è dotata di uno speciale logo identificativo, tratto dallo stemma su un portale nel nucleo abitativo di Aravecchia ancora presente e visitabile.
Risale al tardo-cinquecento, a sesto acuto, recante scolpito a bassorilievo, nella chiave d’arco, il simbolo dell’impresa del diamante.

"L'ARMA PIU' POTENTE CONTRO LA SFIGA E' IL SORRISO"




Di Davide Bettuzzi


Sulla nuova ambulanza AVAP di Palagano il motto del "Generale Nicolò Leon"


Esercito, guerra, battaglia. Giovanni Gargano usa spesso queste parole quando racconta di Nicolò Leon, il suo bambino morto a cinque mesi di vita Gargano, assessore nel Comune di Castelfranco Emilia, ha scritto il libro "Nicolò Leon. Il generale bambino".

E' la storia drammatica che ha colpito lo scorso anno la sua famiglia ma dopo la quale lui e la moglie Marcella hanno scelto di "combattere anziché soccombere". Un diario nato dal quel "bollettino di guerra" che ogni sera, dopo aver messo a letto la figlia Cecilia di sei anni, Gargano aggiornava sulla sua pagina Facebook. Per tenere informati gli amici ma anche per raccogliere intorno a sé la forza, la speranza, la voglia di andare avanti.

Nicolò, nato prematuro il 23 gennaio 2014, al quarto giorno di vita ha contratto una grave infezione. 109 giorni durissimi; tre operazioni, i medici che tentano l’impossibile, il lento miglioramento, la dimissione. Cinque settimane di normalità (compresa una vacanza al mare). Ma il 17 giugno Nicolò muore in braccio alla pediatra che era venuta in visita a casa.

Per la famiglia Nicolò rimarrà sempre un generale: per un bimbo prematuro come è stato lui la battaglia che ha portato avanti per restare in vita è stata epocale. "Scrivere la storia di Nicolò è servito a sentirsi senz’altro meno soli, più forti. Ma mi piacerebbe che fosse utile a chi vive momenti di difficoltà e stress come quelli che abbiamo affrontato noi", ha dichiarato Gargano. Il dolore vissuto sulla propria pelle alla fine scatena "Altruismo, solidarietà. La caparbietà di Nicolò, il suo carattere combattivo, saranno sempre con noi. E ci guideranno nel fare del bene. Nicolò vive, il generale Nicolò Leon(E) vivrà sempre dentro ognuno di noi, ogni volta che risponderemo alla sfiga con un sorriso, ogni volta che ci ricorderemo, che solo se ti arrendi hai perso ma se non molli, non perderai mai"

Il ricavato della vendita del libro finanzierà il progetto dell’associazione Buona Nascita di Carpi per la donazione del latte materno ai bambini prematuri.



Seconda missione generale Nicolò Leon, Palagano, Conclusa!
Per la seconda volta in qualità di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito degli Entusiasti con enorme emozione ritrovo scritto dietro ad un'ambulanza il motto del Generale Nicolò Leon(E): "L'arma più potente contro la sfiga, è il sorriso!".

Questo è stato possibile grazie al Sindaco di Palagano (Mo) Fabio Braglia e a tutti i volontari dell'AVAP di Palagano (presidente Silvano Silvestrini) che sentitamente ringrazio per la sensibilità e accoglienza riservatami.

Da oggi l'Esercito degli Entusiasti ha un nuovo distaccamento in quel di Palagano, una comunità che leggendo quella scritta di certo riuscirà a sorridere e a far sorridere sopratutto quando le cose non andranno per il meglio.

Sarete ambasciatori speciali del credo del nostro Generale Nicolò Leon(E) che vi sorveglierà dall'alto con il suo areoplanino e riuscirà tramite tutti Voi a dispensare sorrisi.Oggi abbiamo avuto la testimonianza, grazie ai volontari, di che cosa siano la solidarietà, l'altruismo e la tenacia. Il ringraziamento più grande va a tutti voi per quello che fate per gli altri ogni giorno contro la sfiga! Siete voi un esempio da seguire! Non io. Sono onorato di essere il vostro capo di stato maggiore.
Giovanni Gargano (FaceBook)



IL FASCINO DELLA RIMA


Di Aldo Magnoni

Le valli montane del Dragone, Dolo e Secchia, possono considerarsi l’epicentro di una lontanissima cultura popolare che si tramandava attraverso strofe, versi e rime.


Quando, a cavallo della metà del 1300, in una delle sua "Lettere Familiari" il Petrarca predisse che nell’alto modenese e reggiano, un giorno, persino i buoi avrebbero finito per muggire in versi, il nostro territorio, al dire del prof. Sesto Fontana di Cargedolo, era già allora innegabilmente attratto dal fascino della strofa, del verso e della rima. E una testimonianza lasciata da Petrarca, non è cosa da poco.

Ma un’altra testimonianza importante contemporanea al Petrarca e sfuggita al Fontana negli anni ’20, rafforza la tesi che le valli montane del Dragone, Dolo e Secchia, possano considerarsi l’epicentro di una lontanissima cultura popolare che si tramandava attraverso strofe, versi e rime: il poema composto nel 1358 da Niccolò da Casola, "La Guerra d’ Attila" o semplicemente "l’Attila", un poema cavalleresco, scritto in sedici canti, di oltre trentasettemila versi alessandrini con mescolanza di endecasillabi e lunghe tirate monorimatiche. E, guarda caso, l’unico esemplare manoscritto conservato in due grossi volumi cartacei, è custodito nella Biblioteca Estense di Modena quasi a voler dissipare ogni dubbio che la Casola in cui nacque Niccolò, altro non sia che quella nostra modenese o quella reggiana.

Già il prof. Pio Rajna, tra i più illustri filologi del tempo, insieme a Giosuè Carducci ed Alessandro d’Ancona, nel 1908, indagando sul luogo di nascita di Niccolò si chiedeva "Ma da qual Casola aveva mai la schiatta preso il volo?" Altra ipotesi non poteva trarne che quella Casola fosse modenese o reggiana, più improbabilmente parmense.

Pensiamo poi che la prima testimonianza appenninica del "Maggio", che fa di strofe versi e rime la propria linfa vitale, l’abbiamo un una scrittura del 7 luglio 1792 fatta da don Matteo Corti e conservata in origine nell’ archivio parrocchiale di Casola, (salvo poi quel documento essere spostato "misteriosamente" nell’archivio parrocchiale di Vitriola per ragioni poco comprensibili dal punto di vista storico).

Ma non tedierò oltre il paziente lettore e, dal XIV secolo salterò direttamente alla prima metà del XX, laddove i non pochi compositori di "Maggio" presenti nelle valli di Dolo, Dragone e Secchia furono studiati in occasione della tesi di laurea del futuro prof. Fontana, successivamente da Lui ripresi nel libro "Il Maggio".

Erano quasi tutti contadini, di modestissima cultura, ma lettori appassionati, e non di molti libri, bensì di pochi libri, quando addirittura di un solo libro, ma questo uno o questi pochi libri, erano letti intensamente, meditati e rimeditati, non scorsi superficialmente e distrattamente e appena sfiorati e delibati, ma scavati e frugati in profondità, comparati e confrontati, pensati e ripensati, sentiti e risentiti e soprattutto gustati e rivissuti nei silenzi solenni e suggestivi dei verdi pascoli e nelle lunghe veglie invernali.

A Boccassuolo, ad esempio, scrivevano testi: Puro Stefani di Casa Marchetti che nel 1928 a 14 anni scrisse il Maggio "Cabiria" originariamente di 1000 strofe. Scrisse altresì i Maggi "I Sette contro Tebe" tratto da Eschilio, "L’Inquisizione di Spagna", "Teseo e Arianna". Fu, tuttavia, il meno apprezzato dal Fontana che lo definì incontentabile, con grande preoccupazione di riuscire originale ostentando non curanza per gli altri compositori.

Domenico Casolari, detto "Mèngola" nato forse a San Dalmazzo (San Dalmass come si dice in dialetto) e vissuto tra il 1875 ed il 1936 scrisse, tra gli altri, il Maggio "Fioravante e Dusolina", "I Figli di Oliviero"(Grifone il Bianco ed Aquilante in Nero) di 324 quartine di ottonari più quattro quartine finali settenari. Grande facilità di rima e scioltezza di verso. Buona proprietà e, alle volte, perfino eleganza. E’ ricordato dagli anziani come facile improvvisatore.

Per un Maggio, appena composto a tempo di primato, domandava alla Compagnia, che lo voleva rappresentare, per esempio cinque lire! Trovavano da ridire e non gliele davano? Ebbene egli, seduta stante, con la massima indifferenza, sopprimeva… la sua creatura, stracciandola, o dandola alle fiamme.

Si ricorda la discussa quartina del Maggio "I Sette contro Tebe" quando Tideo rivolto a Menelippo: "Non fidarti della donna/Ella è il fiore del mistero/ Il suo amor non è sincero/ Vela il mal sotto la gonna". Questo verso valse all’autore, pare, la distruzione di una ottantina di strofe, ad opera della moglie e del parroco.

Ma il migliore, sempre stando al Fontana, fu Luigi Pighetti de "La Villa" definito nel primo dopoguerra il più fertile ed il più versatile compositore di Maggi. Scrisse, tra gli altri Maggi, "Almerinda di Milano" di 396 strofe, e "Cleodolinda la Guerriera" di 354 strofe tratto da un romanzo dello stesso titolo. "Costantino Imperatore", "Bovo d’Antona" dai Reali di Francia scritta in lapis di 460 strofe, "I Pirati delle Praterie" e "Mainetto" di 491 strofe, "Ruggero di Risa" di 357 strofe, "La venuta di Annibale in Italia" di 422 strofe, "Fioravante" di 257 strofe, "Marcantonio e Cleopatra" di 430 strofe, finito di comporre il 24 febbraio 1925.

Cosa è rimasto di questi e tanti altri lavori manoscritti?

Poco, purtroppo.

E parte di quel poco fortunatamente fu salvato da Romolo Fioroni, grande studioso del "Maggio" scomparso alcuni anni fa. Dalla testimonianza orale ho tuttavia recuperato alcune curiose quartine dei frequenti sfottò, tra gli abitanti di Boccassuolo:


Là davanti allo steccato

Vedo Mengo con la forca

Barba lunga e faccia sporca

Par del diavol l’aiutante.


Cotto il forno di sicuro

Non temiamo alcun vicino

Sia a Gigòn che al Fiumalbino

Gliela abbiam messa nel culo.
(Gigione da Boccassuolo voleva convincere Mengo della Lissandra a chiamare un esperto di Fiumalbo per preparare e cuocere la calce in un fornello. Mengo e Puro Stefani, che compose nell’occasione le due quartine, rifiutarono sdegnati e provvidero poi egregiamente nella cottura).



Mentre feci una pisciata

Giù dal buco del camino

Ritornando al tavolino

La bottiglia era vuotata.


Bestemmiando Dio e Madonna

La bottiglia non la pago

Benché siam tutti di Lago

Non temete alcun vergogna?
(di Puro Stefani. Quartine composte in una taverna di Lago, allorquando allontanandosi dal tavolo dopo aver ordinato una bottiglia di vino, al ritorno la ritrovò vuota).



C’è un ometto detto Gino

Che agli amanti mette male

Lodovico suo rivale

Lo chiamava Tredicino.

Quando vien dalla Matrona

Scappan tutte le galline

Si nascondon le gattine

L’infiammato non perdona.
(Di Gino Pighetti della Matrona di Boccasuolo, chiamato "Tredicina" dal rivale in amore Vico da Casa Marchetti)



Pasqualone su la Volpe

Che assisteva alla gran guerra

Vide Pietro andare a terra

Con un colpo di ramone.
(Quartina sui litigi dei tre fratelli Pighetti della Matrona sia tra di loro sia tra glia abitanti di Casa Marchetti. Volpe è un toponimo di una altura sopra Boccasuolo, mentre il ramone è un componente dello "strascino" attrezzo agricolo a traino animale senza ruote)



Per tre giorni fece guerra

Sempre con la falce in mano

Ma il sudor grondava invano

Trenta chil di fieno a terra.
(Quartina sull’acquisto conteso di una falce e successivo scarso risultato di fieno raccolto).


Spostandosi oltre Dragone, una vecchia strofa sulla torre della Verna ed il richiamo ad alcuni abitanti di quella borgata:


"Della Verna Capitale

per gran legge è la gran torre

e il comando lo vò porre

a Mingon di Cardinale.


O Niceto, se tu fossi il mio vascello

quella torre vorrei alzare

con metallo risplendente

mille volte più del sole."








LA GRANDE GUERRA


Di Erminia Vezzelli

Sarebbe meglio intercedere verso la Madonna perché si evitino le guerre, tutte le guerre, anche quelle moderne demagogicamente intelligenti e pacifiche.


Le immagini religiose datate 1915, conservate da mia zia Nice Casolari novantacinquenne, riporta le invocazioni alla Madonna durante quella che si continua a chiamare enfaticamente la "grande guerra" invece di tragica guerra. Il regista Ermanno Olmi la racconta come una " grande truffa" nei confronti di milioni di giovani morti.
Sarebbe meglio intercedere verso la Madonna perché si evitino le guerre, tutte le guerre, anche quelle moderne demagogicamente intelligenti e pacifiche.
In Italia e all'estero si susseguono le Celebrazioni del Centenario. Pertanto convegni, mostre fotografiche, rappresentazioni teatrali, letture di trincea, cronache e lettere e testamento dal fronte, testimonianze , riflessioni su opere letterarie e figurative, visite ai sacrari, canti militari. Si rievocano la follia, la vanità personale dei comandanti, gli ordini di fucilazione insensati degli alti ufficiali, di quei combattenti, poveri diavoli, con la divisa sbagliata austro-ungarico! Non c'era bisogno della retorica del tempo circa il "lavacro del mondo" per " purificare" l'umanità. Coi tagli insensati alla cultura mancano i fondi per il restauro dei Sacrari militari per ricordare almeno decorosamente i nostri caduti. Ora la guerra si è evoluta, non si fa più in trincea, ora c'è la "guerra bianca", la "guerra pulita": quella dei droni. I piloti, pur teleguidando a distanza i killer volatili, soffrono della stessa patologia dei combattenti sul campo, in più il costo di vite umane è altissimo.
Le parole "guerra" e "pace", quasi onomatopeiche, sono inflazionate, ma la storia non può essere affidata solo e sempre alle guerre e ai fanatismi: strumenti ideali per distruggere il pianeta.
Claudio Magris ha scritto un potente romanzo sugli orrori della guerra, nel quale considera la storia "una crosta di sangue", una discarica di rifiuti che tutto lima, restaura, cancella.
Narra di un archivista di guerra, Diego de Henriquez, che morì nel '74 in un rogo misterioso che distrusse buona parte dei suoi cimeli. Voleva fare a Trieste un "museo della cattiveria" ritenendo la pace il bene più grande dell' umanità. Fu proprio durante la sanguinosa prima guerra che il Prof Abram Piatt Andrew, per salvare gli innumerevoli feriti, fece nascere a Parigi l'American Field Service, un servizio di ambulanze da cui poi l' Associazione Intercultura.
L'Associazione promuove scambi internazionali fra studenti, umanitarismo, riconciliazione, educazione alla convivenza nella diversità.
Nel ricordo della Grande guerra, l'Europa avrebbe qualcosa da raccontare ai popoli martoriato del vicino Oriente, fra complotti dai diversi volti ma con identica e costante degenerazione. La rivendicazione del diritto allo stesso territorio ad una "striscia", va avanti da oltre 64 anni, dal 1948!
Di fronte all'esodo planetario, pur auspicando che questi popoli possano vivere liberi nei propri paesi, il Papa invita a non aver paura delle società multietniche. Per la vecchia Europa i migranti sono una risorsa, ma i suoi confini reticolati e sbarrati, possono diventare per il Papa "frammenti", per il Presidente Mattarella "germi" della terza guerra mondiale.
Significativi sarebbero Musei dell'emigrazione nei porti italiani da dove sono partiti bastimenti carichi di disperazione e di riscatto.
La foto del piccolo Aylan ha commosso il mondo intero, ma per non cadere nella retorica pietistica ci sono i bambini sfruttati e schiavizzati nel lavoro minorile, le "paranze" della camorra; quelli più indifesi veri e propri strumenti dei "Signori" della guerra: utilizzati come bambini soldato arruolati come camicaze, traumatizzati e vittime di bombe e mine.
Cento anni di silenzio sugli orfani "erranti" del genocidio armeno, conseguenza della Grande guerra, allora in corso.
Alcuni anni fa un sparuto gruppo di deputati italiani avanzò una proposta rivoluzionaria battezzata l'esercito di ricostruzione, formata da manodopera qualificata per interventi di edilizia, agricoltura, sanità, istruzione. Doveva imporre con lo sviluppo sociale ed economico la democrazia: per una vera e non ipocrita missione di pace!
Scanzano in Basilicata, è la città testimonial della pace e dell'accoglienza. È stata visitata dal premio Nobel per la pace William Betty e personaggi dello spettacolo.
In molte località italiane e straniere marce di uomini e donne a piedi scalzi con le candele bianche simbolo di fratellanza e con i colori della pace contro il razzismo; le comunità di Sant'Egidio, impegnate nell'Ecumenismo.
Nel giugno scorso, il Papa ha scelto appositamente di visitare la Bosnia e l'Albania, auspicando che Sarajevo, crocevia di etnie e religioni diverse, possa diventare la Gerusalemme d'Europa. Il riscatto delle società sta nella cultura in tutte le sue forme. La cultura fa paura. Lo provano gli scuolabus degli studenti incendiati, l'orribile uccisione del grande archeologo Khaled Assad. La distruzione e i saccheggi di templi e siti archeologici come forma di autofinanziamento o per sfregio della civiltà e dell'idea stessa della storia.
È' importante che i giovani capiscano il valore dell istruzione e che magari ricordassero sulle loro t.shirt Mauro Savio, un attivista accademico statunitense, di origine siciliana, famoso per i suoi discorsi! Celebrare, non per emozionare, ma per costruire un futuro finalmente di pace. Esaltare e premiare sempre di più eroi civili e virtuosi che eroi di guerra! La storia è complessa e le fratture fra le popolazioni, rendono ancora difficili e dolorose la pacificazione tra le parti anche dopo cento anni. "Ubuntu" a tutti che nella lingua zulu vuol dire solidarietà, umanità.



LAMA DI MONCHIO - IL BORGO DEI PRESEPI




A Lama di Monchio torna in scena la "magia" del Natale con l'allestimento di numerosi presepi realizzati dagli abitanti del borgo e, novità di quest'anno, anche dagli abitanti del resto del comune.
L'edizione 2015, infatti, è arricchita dal "Concorso e mostra dei presepi". E' stato riservato uno spazio dedicato ad ogni frazione e al capoluogo per l'allestimento di un proprio presepe che parteciperà al concorso, con premiazione il 6 gennaio 2016.
Come di consuetudine, in occasione della festa di Santa Lucia, il 13 dicembre, viene aperta ufficialmente la manifestazione.
Sarà possibile visitare il borgo e ammirare i presepi fino al 31 gennaio 2016.
E' un'occasione da cogliere e valorizzare assieme alle altre iniziative organizzate durante tutto l'anno a Lama di Monchio (Palio dello spaventapasseri, giochi di una volta...) e che rendono onore ad una piccola ma attiva ed unita comunità.




SECONDA FESTA DEL GRANO - RESOCONTO ECONOMICO




USCITE 3841,97
ENTRATE 7427,45
ATTIVO 3585,48


L'attivo della manifestazione è stato devoluto a:

A.V.A.P. Palagano, per l’acquisto di attrezzature per la nuova ambulanza: 2585,00

associazione S.C.I.L.L.A, per progetti di cooperazione internazionale: 1000,48





NUOVA AMBULANZA AVAP



Domenica 14 settembre: inaugurazione della nuova ambulanza AVAP con la partecipazione del presidente della Regione Stefano Bonaccini, insieme alla consigliera regionale Luciana Serri, la vicepresidente della Provincia Maria Costi, i sindaci di Frassinoro (Elio Pierazzi) e Montecreto (Leandro Bonucchi), la responsabile provinciale della Protezione civile Rita Nicolini e Massimo Giusti, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che ha garantito 43 dei 74mila euro necessari per l'acquisto del nuovo mezzo. "Oggi per mantenere i requisiti d'emergenza un mezzo deve essere cambiato dopo sette anni o 100mila km – ha spiegato il presidente dell'Avap Silvano Silvestrini – e noi abbiamo la necessità di tre ambulanze: una per l'Ausl quale mezzo avanzato con infermiere a bordo, una per l'emergenza-urgenza al servizio dei volontari e una per il trasporto intra ed extra ospedaliero". La citazione stampata sull'ambulanza fa riferimento alla vicenda del "generale Nicolò Leon(E)".



Pubblicato su la LUNA nuova - Dicembre 2015 - Num. 47

TEATRO COMUNALE



Dal primo ottobre 2014 la nostra associazione ha firmato un accordo con il Comune di Palagano e ormai da oltre un anno gestisce le attività del Teatro comunale. Un breve resoconto, dunque, sulle iniziative che sono state svolte e su quelle in programma.
Queste le tipologie principali delle attività organizzate: convegni del Gruppo sci di fondo e della CNA, diverse commedie e spettacoli teatrali da dicembre 2014 a maggio 2015, organizzati dalla Compagnia teatrale Lama di Monchio e Compagnia teatrale "I Maciupiciu", saggi musicali e di danza, serate informative e presentazioni di libri. Di seguito il calendario completo delle attività svolte: 11 ottobre 2014, Convegno gruppi sci di fondo; 24 novembre 2014, Convegno CNA; 21 dicembre 2014 Commedia allestita dalla compagnia teatrale di Lama di Monchio; 27 dicembre 2014, "Corrida" - Esibizione musicale di cantanti locali; 27 gennaio 2015, in occasione della giornata della memoria è stata organizzata dal Comune di Palagano la proiezione del film "Il cielo cade"; 27 febbraio 2015, "Era meglio stare a casa" - spettacolo teatrale de "I Maciupiciu'"; 12 aprile 2015, Andrea Abrami: My guitar passion: seminario di approfondimento della tecnica musicale condotto da Andrea Abrami; 20 maggio 2015, Shrek a teatro... rappresentazione a cura della scuola primaria di Palagano; 27 maggio 2015, Saggio della scuola di musica di Palagano; 28 maggio 2015, Saggio della scuola di danza di Palagano; 15 luglio 2015, Ideologia del "gender". Ricadute su famiglia, scuola, società. Il punto di vista scientifico (Centro Culturale Il Faro); 13 agosto 2015: presentazione del libro "Nicolò Leon, il generale bambino", 30 agosto 2015, Musica e poesia in lingua e vernacolo (Ass. culturale Poetineranti - Modena); 20 novembre 2015, "Un viaggio nella Divina Commedia" (Daniele Piacentini e Maurizio Bonelli); 6 dicembre 2015, Festa del liceo di Palagano; 14 dicembre 2015, Saggio della scuola musicale di Palagano. In data ancora da definire uno spettacolo organizzato dalle scuole di S. Cassiano. Ricordiamo a tutti che accettiamo proposte culturali di ogni tipo, invitiamo quindi a proporre iniziative e a tenere in considerazione il potenziale del Teatro comunale, adatto a serate culturali, informative, musicali...


Contatti, informazioni, prenotazioni, consultazione del calendario degli eventi in programma nel Teatro comunale di Palagano

web: www.luna-nuova.it
mail: daniele.bettuzzi@luna-nuova.it
cell: 334 1537548


Pubblicato su la LUNA nuova - Dicembre 2015 - Num. 47


PICCOLA STORIA DOPO NATALE





Di Federico Piacentini

E poi qualcosa – una mano divina o una singolare combinazione di eventi – capovolse la sfera di vetro, e la piccola Marylù si mise a guardare il tranquillo agitarsi di fiocchi di neve attorno alla sua casetta.
Come destata da un lungo sonno, si metteva in punta di piedi per arrivare alla finestrella e perdere lo sguardo nella tremula danza di coriandoli luccicanti. Uno scrollio, e la terra ghiacciata si sollevava come per un magico soffio di vento, si faceva spolverina e si spandeva leggera nell’aria.
Ogni cosa – la casetta, il piccolo cortile, l’abete e il piccolo muricciolo – restava in un silenzio perfetto, ma la bufera silenziosa faceva pensare ad un sottile trillare di campanelli e lillà. Marylù sentiva una curiosa voglia di uscire fuori a giocare nella neve, ma quello spazio indefinito del suo praticello le dava un forte senso di angoscia.
Rimase al calduccio a guardare la nevicata dietro un vetro. Non pensò al fatto che guardiamo – e spesso non vediamo nemmeno – solo riflessi di un mondo esterno in un cielo curvo di vetro e ogni cosa ci sembra piccola o grande solo per uno strano gioco di concavità.
E gli ultimi fiocchi si posarono al suolo.



IN VIAGGIO CON FRANCESCO - "LAUDATO SI'..."


Senza indugiare oltre; mettiamoci in cammino!
"Settembre. Andiamo. E’ tempo di migrare",…
dice D’annunzio ai suoi pastori.
Per noi cattolici, "Settembre"
è già da lunga pezza.
Troppo tempo, sprecato.
Or su, andiamo!
E’ Francesco che chiama, che rinnova a tutti, e a ciascuno di noi, l’invito di Gesù a Matteo - Levi: "Seguimi!" (Mc.2,14).
"A nessuno chiediamo:"da dove vieni?, ma dove vai?", e se la meta è la stessa, perché non proseguire assieme?" (Giovanni XXIII).
Via le vecchie ruggini che troppi danni hanno provocato già all’Umanità tutta intera! La Chiesa ha cambiato passo; lo si capì, inequivocabilmente, da quel semplice: "Buona sera!".
Qualcuno ci restò male, legato com’era ancora alla Tiara, alla Sedia gestatoria, alla "Chiesa italiana", e alla corte pontificia delle Eminenze. E’ la Chiesa delle favelas e delle grandi periferie del Pianeta, quella che si è affacciata dal loggione di San Pietro a presentare, nella persona del nuovo vescovo di Roma appena eletto, le "credenziali" alla vecchia Chiesa dei colonizzatori. E la "liturgia" è appena cominciata. Infatti Francesco presenta ora la sua ultima lettera: la "Laudato si’".
Il titolo è tratto dal Cantico delle creature, scritto di pugno da Francesco di Assisi circa nel 1224/6. E’ la lode a Dio per le cose create. E’ un Cantico-preghiera che ci invita ad unirci a lui in un inno di ringraziamento nella sua lingua originale, il volgare umbro-marchigiano. Facciamo il "pieno" prima della partenza. Gustiamoci la mistica che da esso si sprigiona.
"Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria, e l’honore et onne benedictione. […]
"Laudato sie, mi Signore, per lo frate sole…
Laudato sie, mi Signore, per sora luna…
Laudato sie, mi Signore, per frate vento…
Laudato sie, mi Signore, per sor’acqua…
Laudato sie, mi Signore, per frate focu…
Laudato sie, mi Signore, per sora nostra madre terra… […]
Laudato sie, mi Signore, per sora nostra morte corporale…
Ho letto l’Enciclica con la dedizione di cui sono capace. Confesso che per un attimo mi sono sentito rapito in alto. E’ uno scritto doloroso, drammatico; seppure gioioso. La sua guida, la sua pedagoga, il suo palinsesto è sempre e comunque la Speranza. E’ una esortazione, una preghiera accorata che passa da un Francesco ad un Altro; da un grande cuore all’altro. Una linfa vitale che scorre attraverso le anime di buona volontà che abitano in carne ed ossa la medesima terra; nella consapevolezza di chi sa che di terra, di "madre terra", ce n’è una sola. Solamente "Una" la quale tutti ci ospita, tutti ci nutre, e tutti ci accoglie nel suo seno. E’ la nostra casa; la "nostra sorella e madre". Rispettiamola!
Spinto da una profonda necessità interiore, prima di dedicarmi alla lettura dell’Enciclica di Papa Francesco, cerco un luogo fisico, un sito appartato, dove potermi raccogliere e meditare in pace. Cerco quel posto geografico dove sta scritta la mia infanzia; e dove ho ricevuto, lontano da occhi "professorali", la mia prima educazione ecologica e sociale. Mio maestro e mentore: un contadino analfabeta e saggio, di nome "Bortolino". Uomo di grande vaglia, ispirato dal soffio dello Spirito. Rinvenuto il sito, vi pianto la mia tenda e siedo.
E’, a grandi linee, tra i monti Cimone, Cusna e Modino. Trattasi di una piccola vallata, una lunga striscia di terra, che si snoda lungo il torrente Dragone, nella omonima valle; sito da noi denominato: "Garibottolo". E’ un bosco di castagni, attraversato da un ruscello con un filo d’acqua che, tuttavia, non cessa mai di scorrere per tutto l’anno. Emette un lieve gorgoglio che è una carezza per l’anima di chi si ferma a bere un sorso della sua acqua chiara. Un luogo ameno; un sito dello Spirito; un posto ideale, dove librarsi nel vento della fantasia. Qui la poesia è di casa ed il Poeta si arrende alla sua Musa e canta così:
"Una di flauti lenta melodia
passa invisibil tra la terra e il cielo:
spiriti forse che furon, che sono
e che saranno?"
(Giosuè Carducci "La chiesa di Polenta").
Versi che legano assieme presente, passato e futuro; e ti invitano ad entrare, in punta di piedi, nello spirito dell’Enciclica papale.
Immerso in questo luogo dell’anima, a me carissimo e quasi mistico, mi si palesa la figura del mio Maestro. La sua presenza è reale. Si istaura un dialogo vero. Mi parla alla maniera di sempre: di quando era ancora in vita; ed io gli rispondo a voce alta: come quando ero bambino.
"Laudato si’, mi Signore"…
Voglio leggere in questo posto la Lettera di Francesco. Questo è il luogo dove il mio Maestro mi ha impartito le prime lezioni di educazione ecologica e sociale. Per trarne vantaggio, però, ci vuole umiltà di cuore, come solamente lui era capace di trasmettere. Dunque, mi inginocchio per terra e leggo: "non dimenticando mai che noi stessi siamo terra"(2); come ribadisce fin dal principio, la stessa Enciclica.
Il sito in cui siedo è luogo "sacro"; vi ha sede la "cattedra" della mia infanzia. La mia educazione alla vita è nata qui e in questo posto affonda le sue radici. E’ proprio da questo piccolo angolino di Universo che ho appreso che tutto ciò che succede sulla terra riguarda il mondo intero. Mi piace dirla con una frase suggestiva: "Si dice che il minimo batter di ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo"; dunque: tutto si lega.
Tanti anni fa, poco più che ventenne, mi dedicai con molta passione alla cosa pubblica. Misi a frutto gli insegnamenti del mio Maestro, alcuni dei suoi insegnamenti; intraprendendo una lotta decisa contro chi buttava rifiuti di ogni genere nei fossi e lungo i dirupi. Fu l’inizio, e la fine, della mia "carriera politica", ma ne ero pienamente consapevole, e… quasi ne andavo fiero. Solo lui, però, mi disse: "Bravo!". Per me fu di grande aiuto, ed un incitamento a proseguire nel mio intento. Così come colgo ora, con grande soddisfazione, la stessa consolazione nella lettura di Bergoglio.
Il cambiamento drammatico che si sta verificando nei nostri cieli, lo si può toccare con mano anche da questo piccolo lembo di terra. E’ visibile ogni giorno di più. Il ruscello esiste ancora, ma quel filo d’acqua, limpida, chiara, fresca, non è più potabile né per gli uomini né per gli animali; è diventata insalubre, putrida, priva di vita. Una volta pullulava di rane, girini, bastoncini semoventi, ed una infinità di altri esseri viventi; oggi è acqua morta, contrassegnata da un cartello con su scritto: "Attenzione! Acqua non potabile". Erano anni che non venivo da queste parti, e forse non vi sarei mai più ritornato se non fosse stato per la lettera del Papa. Leggendo quel cartello, ho avvertito una stretta al cuore. L’ho recepito come un monito di morte: "l’Achtung" dei nazisti.
Quel luogo mi è diventato ostile. Le piante stesse si sono ammalate. I castagni, il pane per molteplici generazioni di poveri, si sono seccati; come scheletri tendono le braccia al cielo. A suo tempo, senza di loro anch’io sarei morto di fame. Sembra che Papa Francesco, per scrivere le sue considerazioni, sia passato di qui.
Ripenso al mio castagneto d’un tempo. Quando ero ragazzo, questo bosco di castagni sembrava un giardino. Rientrava nei miei compiti specifici tenerlo in ordine, "governarlo", come il cortile di casa. Provvedevo a pulirlo, ad accudirlo, a tagliare le erbacce e gli sterpi, per poter raccogliere agevolmente i frutti e liberarlo dalle erbacce e dalle liane che lo soffocavano. Oggi è un luogo desolato, abbandonato a sé stesso; quasi una discarica a cielo aperto. Anche la fauna è profondamente cambiata. Non è più quel bel posto silenzioso, riposante, che io ricordo; rotto solamente dal tonfo sordo delle castagne che cadevano su di un letto di foglie secche, ed allietato dal canto di uccellini che sembrava cantassero sottovoce, per non disturbare. Alla luce di questi guasti, il documento del Papa diventa conturbante. Ci spinge a ricercare motivi validi per impegnarci, per migliorare noi stessi e l’ambiente che ci circonda. Migliorare l’ambiente per vivere meglio noi e chi verrà dopo di noi. E’ così che da ecologica, questa Enciclica, diventa sociale. Se riferiamo questa situazione ai grandi spazi, alle grandi foreste del pianeta, la cosa diventa drammatica.
E’ poi altamente allarmante, lo si nota anche nei piccoli paesini agricoli del nostro Appennino, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua, dovuto allo spandimento dei liquami dei grandi allevamenti. Per non dire dei pesticidi usati in agricoltura. Noi, piccoli agricoltori, allevatori, lavoratori della campagna, non abbiamo voce in capitolo, ma il nostro contributo potrebbe essere importante, solo se prendessimo in considerazione le esigenze degli altri. Respirare aria pulita; bere acqua potabile; mangiare prodotti agricoli non innaffiati con liquami di stalla; è problema che riguarda tutti indistintamente. Occorre istillare, soprattutto nei giovani, una nuova sensibilità sociale. Tutte queste cose sono ben presenti e chiaramente percepibili nella lettera di Francesco. Bisogna convincere chi nega la gravità della situazione. E’ una questione vitale smetterla di "alimentare tutti i vizi autodistruttivi: cercando di non vederli, lottando per non riconoscerli, rimandando le decisioni importanti, facendo come se nulla fosse (59) (Parole del Papa).
Ho vissuto l’avventura di essere stato amministratore di un piccolissimo comune di montagna ed ho capito che occorre partire proprio da lì, dalle piccole realtà locali, dove i problemi si colgono meglio nella loro interezza. Incominciamo dunque dagli Enti locali, dalle piccole realtà, guardando in faccia i problemi veri, senza guardare in faccia a nessuno. E, peggio ancora, senza emarginare chi si batte per un mondo pulito. Dobbiamo partire dal basso. Occorre fare affidamento su tutti gli uomini di buona volontà ma, in modo particolare, sugli ultimi: sono sempre stati, sono tutt’oggi e lo saranno sempre i più affidabili. A contatto con la natura pulita, coi buoni frutti della terra, sono i più "Felici"(Beati). I ricchi esigono ben altro! Per concederti una boccata di ossigeno, esigono l’intera foresta Amazzonia. L’ingordo non è mai sazio. Non si sono ancora… convinti di dover morire. Invece il povero cristo ogni giorno "muore" un pochino.
La scienza potrebbe darci una mano. Ci dice, inoltre, come fare per salvare il pianeta e ci spiega pure che su questa terra ci sarebbe cibo sufficiente per tutti, ma gli "affaristi-affamatori" non credono nemmeno a lei. Credono solo a ciò che torna loro conto, che ingrassa il loro portafogli. Bisognerebbe semplicemente che si convertissero, che si convincessero che questa terra è di tutti e non ha padroni. Dovrebbero rendersi conto che ci è sufficiente viverci alcune decine di anni a testa e…basta così! Ma…Pensate che sia facile? Provate a parlare loro della morte. Ti fuggono come la peste: "porti iella"! Preferiscono credere alle favole. Infatti!…
Quando ero ragazzo circolava per il Paese un istrione che aveva inculcato nella testa degli Italiani l’idea che "era meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora". Stava scritto sui muri di tutti i luoghi pubblici. Si chiamava Benito Mussolini. Stanchi di ragionare con la nostra testa, lo prendemmo in parola: c’ero anch’io. Ci portò dritti al più drammatico e tragico naufragio della storia.
Ora, "è venuto un uomo mandato da Dio e il suo nome è Francesco", che proclama, con voce profetica, "il Vangelo della Creazione". Unisce la propria voce a quella del vecchio Isaia e grida: <<Raddrizziamo le vie del Signore! Ripuliamo l’Eden che Dio ci ha affidato!>>.
Nel massimo rispetto delle convinzioni altrui, per attuare questa "manutenzione" non si può trascurare la fede religiosa nel dialogo tra gli uomini di buona volontà. Dice testualmente, la lettera di Francesco: "La scienza e la religione, che forniscono approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo per entrambe" (62), e prosegue: "Se si vuole veramente costruire un’ecologia che ci permetta di riparare tutto ciò che abbiamo distrutto, allora nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata, nemmeno quella religiosa con il suo linguaggio proprio" (63).
E’ un messaggio forte, un campanello d’allarme da non prendere sotto gamba; quasi un "sacramento", rivolto a tutti coloro che sono muniti di raziocinio. Ognuno lo legga a modo suo, secondo giustizia e verità, anche in modo "laicamente religioso". Molto originale. "Una buona novella". Denota una svolta profonda nella Chiesa di Roma, sia nella forma che nella sostanza.
Un uomo, un Papa, che, smessi gli abiti imperiali e ieratici, parla in prima persona, alla stregua di un fratello che ti tende la mano. Ti aiuta a restaurare la casa con lo stesso animo con cui Francesco D’Assisi restaurò la Porziuncola. E’ una voce umile che sa farsi accettare. Merita l’ascolto di tutte le persone di buona volontà.
Nonostante la gravità della situazione: "gioiosa e drammatica insieme"(246), ostinatamente scelgo la gioia. E’ troppo bello lasciarsi trasportare per le vie del cielo, in un "Universo (che) si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto" (233). Un cosmo di cui ogni giorno apprendiamo un vocabolo nuovo, da aggiungere al nostro scarno abbecedario scolastico, come ci dicono le foto che ci giungono in questi giorni da Plutone. Senza parlare della notizia eclatante circa la scoperta, a millequattrocento anni luce di distanza, di una "terra" simile alla nostra. Avvenimento entusiasmante, ma che induce a restare ancor più saldamente coi piedi per terra. Alla luce di queste scoperte, rileggo con rinnovato impegno la "Laudato si’", per garantire a noi ed a quelli che verranno dopo, una degna dimora su questa terra. E’ con tristezza che sento, a volte, persone che dicono: "A me non interessano quelli che verranno poi?... si arrangeranno!...".
Mi fanno semplicemente paura. Denotano di non avere capito che "passare per questo mondo"(212) fa parte di un grande progetto di solidarietà fraterna, voluto da Dio. Si tratta di un passaggio che ci responsabilizza enormemente, e che determina addirittura una morale; come, ad esempio, "comprare un prodotto piuttosto che un altro"(206). Denota, come dice il Papa stesso nel capitolo sesto (202): "Manca la coscienza di un origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti". Di fronte a queste parole la mia mente corre all’Unione Europea. Dovrebbe essere una comunità solidale, invece, emergono egoismi, incomprensioni e, spesso, contrapposizioni pericolose. Esempio: la Grecia.
Quando si parla di Grecia, la prima cosa che ti balza alla mente sono i suoi filosofi: Socrate, Platone, Aristotele. Culla della democrazia e della civiltà. Una sola parola per riassumerle tutte: Partenone!
Come pure occorre ricordare i due grandi Patriarchi della Chiesa Ortodossa di Costantinopoli: Atenagoras e Bartholomeos; quest’ultimo citato, con grande rilievo, nell’Enciclica papale. E’ stato un grande delitto storico, commesso dai "ragionieri" dell’Europa, aver sacrificato questo piccolo grande Paese sull’altare di mammona.
Dopo aver percorso questo breve tratto di strada in compagnia di Francesco, ho finalmente ritrovato la strada di casa. Ritorno là, da dove sono partito da ragazzo. Avverto forte il desiderio di ritornare alla fonte da dove ha avuto inizio il "mio passaggio su questa terra". Ma, più importante ancora, è aver capito che <<La storia della propria amicizia con Dio si sviluppa sempre in uno spazio geografico che diventa un segno molto personale, e ognuno di noi conserva nella memoria luoghi il cui ricordo gli fa tanto bene. Chi è cresciuto tra i monti, o chi da bambino sedeva accanto al ruscello per bere, o chi giocava in una piazza del suo quartiere, quando ritorna in quei luoghi si sente chiamato a recuperare la propria identità>> (84). Queste sono le parole che il mio cuore attendeva ancor prima di intraprendere questo viaggio. E, come se non bastasse: <<Dio ha scritto un libro stupendo, "le cui lettere sono la moltitudine di creature presenti nell’universo">> (parole dei Vescovi cattolici del Canada, riportate dall’Enciclica papale(85)). Quindi: sono importante! Siamo tutti importanti lettere dell’alfabeto di Dio. Perciò: "Laudato sie, mi Signore, per frate Francesco…".

Ugo Beneventi




Pubblicato su la LUNA nuova - Dicembre 2015 - Num. 47